Un vero e proprio “sistema” nazionale dei servizi e degli interventi di carattere socio-assistenziale in Italia non esiste, non è mai esistito veramente. Se diamo infatti un senso forte a questo concetto, che include l’idea di coerenza interna e di interdipendenza dei diversi elementi che lo costituiscono, ben difficilmente possiamo coglierlo nella realtà dei servizi e degli interventi sociali presenti in Italia. Più corretto sarebbe parlare di sotto-sistemi regionali e locali, di “insiemi” con diversi gradi di strutturazione, con forte variabilità temporale e geografica, “a macchia di leopardo”. Tutti gli studi e le mappature sui servizi sociali mettono in evidenza il fatto che sussistono tuttora profonde differenze tra i diversi territori, dovute in larga parte a culture, approcci e organizzazioni di origine pre-unitaria. L’unificazione del Paese in questo campo non è andata in profondità.
Per una prima idea di come si sono evoluti i servizi sociali nel nostro Paese può essere utile leggere un capitolo sull’evoluzione dei servizi sociali, contenuto in un testo che ho scritto alcuni anni fa con Francesco Alvaro, edito da Armando Editore, intitolato “Farsi carico, prendersi cura. Conversazioni sul welfare e sui servizi sociali”.
A partire degli anni ’90, in Italia, anche per l’influenza dell’Europa, nel settore dell’assistenza sociale si consolida una cultura operativa fondata sulla programmazione, che prevede l’elaborazione di piani territoriali e di interventi a carattere progettuale.
La Legge quadro 328/2000 stabilisce infatti che “Per la realizzazione degli interventi e dei servizi sociali, in forma unitaria ed integrata, è adottato il metodo della programmazione degli interventi e delle risorse, dell’operatività per progetti, della verifica sistematica dei risultati in termini di qualità e di efficacia delle prestazioni, nonché della valutazione di impatto di genere” (art.3,comma 1).
Alla luce della legge 328 e delle relative norme regionali, le Regioni e i Comuni si sono trovati nella necessità di avviare percorsi partecipati per la disposizione di Piani sociali integrati con le Aziende Sanitarie e altri soggetti.
Ho lavorato a lungo in questo ambito, fin dal 2001. In particolare, ho partecipato attivamente, anche con ruoli di coordinamento, nella preparazione del primo e del secondo Piano Sociale della Regione Lazio attualmente all’esame del Consiglio regionale del Lazio.
In diverse occasioni formative ho elaborato alcuni sussidi finalizzati a fornire elementi introduttivi alla progettazione sociale. In particolare, in questo sito potete trovare una guida che può essere utile per articolare un’idea di intervento i un vero e proprio progetto.
In questa sede desidero, condividere alcune annotazioni sui fondamenti antropologici dell’agire sociale, riprendendo (con aggiornamenti) un testo che ho scritto alcuni anni fa, contenuto in De Dominicis A. (a cura di), Welfare in movimento. Contributi al dibattito sul sociale, I quaderni di Oasilab, Edizioni Del Faro, Trento 2012